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sabato 27 dicembre 2008

Postilla chorea

Piccola aggiunta a ciò che scrissi sul fantasma domenichiano : non è un percorso cognitivo ( come potrebbe apparire a prima vista ) quello che ci si ripropone , bensì uno “riappropriativo”del fantomatico oggetto idealmente perso , mai in realtà posseduto. Il processo fantasmatico si configurerebbe quindi non come un percorso verso la conoscenza ma come il prendere-riprendere possesso “eroticamente” della propria creazione mentale ( artistica , diremmo sminuendo il tutto noi moderni ) attraverso l’Eros appunto , in quanto questa creazione è proiezione stessa non del reale ma dell’Eros , inteso come principio creativo: ciò , significativamente , si sovrapporrebbe benissimo alla critica recentemente mossa alle da noi esibite coreografie quattrocentesche definite “prive di Eros” …perfetto! Giacché esso non è intendibile ( e quindi godibile ) pienamente se non da colui che , in questo caso , balla : solo egli potrà non ricevere un “No” dalla propria creazione ( sebbene la stessa creazione non potrà mai neppure concedergli un pieno “Sì” e questo può essere vissuto come il vero dramma del processo creativo…) . Tutto ciò in analogia con le teorie dell’Amor Cortese in cui è l’aderire pienamente al proprio “io” innamorato l’importante , non il conseguimento di un esito sessuale. Questo a pietra tombale , con tanto d’epitaffio , degli spettacoli di danza curtense…

1 commento:

Nynian ha detto...

Mi permetto di chiosare- il termine "fantasma", come descritto in Agamben, viene ad essere mutuato da lessici assolutamente diversi nel corso dei secoli, iniziando dalla filosofia cognitiva per finire nella
"filosofia" dell'amore fantasmatico attraverso la trasformazione effettuata nel corso del medioevo, legandosi
in maniera particolare alla creazione artistica. La creazione artistica intesa quale poesia, espressione della parola (altrimenti non si capisce il sottotitolo del saggio). L'eros si potrebbe chiamare tensione, attrazione verso l'oggetto amato. Avviene una traslazione tra il reale oggetto e la creazione mentale che ad essa si sostituisce
per compensare l'impossibilità di possesso: si ama il fantasma creato dalla mente. Una tensione
siffatta che non venga reindirizzata verso il bene, dà luogo alle "cogitationes malae", che trascinano nell'abisso
il soggetto di tale narcisistica operazione. La creazione poetica, invece,l'Arte, pare fornire
all'amante (se dotato del giusto temperamento) una possibilità di superamento di queste meccaniche e contemporaneamente la creazione della rappresentazione più pura e libera della propria tensione amorosa che acquista in tal modo
valore universale.
Interessante.
Ma perchè Lucio non ci ripeti che cosa dice Domenico a proposito del Fantasma? Perchè il fulcro della questione è tutta qui: la relazione che, in quella temperie culturale, si è realizzata tra "fantasma" e "danza".